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venerdì 2 marzo 2012

La suite "Office" per lo studio legale con il Mac

Il professionista che sceglie Apple si pone subito una domanda: come gestire le dozzine di file sfornate da MS Office, standard nel mondo Windows? Come poter leggere e scrivere documenti negli altri formati? Se dieci anni fa questa domanda toglieva il sonno, trasformandosi in un incubo, oggi la convergenza fra i vari sistemi ne ha grandemente scemata la rilevanza. Per il legale, interessato prevalentemente al formato ".doc" di Microsoft, l'interrogativo non si pone oramai più.

Oggi vi sono diverse alternative a MS Office, note o meno note, per non elencare le dozzine reperibili nel Mac App Store, ma se volete il mio parere senza dover arrivare alla fine del post, le mie preferenze vanno unicamente a due suite: OpenOffice e iWork


L'attività principale è scrivere.
Quando si scrive, si scrive. Punto.
Non è un'asserzione tautologica o apodittica, è una banale constatazione. Si scrive concentrandosi sul testo, deducendo a fil di logica giuridica, e non pensando a caratteri, interlinee, corpo, giustificazioni, stili, elenchi puntati, paragrafi, orfani e vedove, flussi di testo, apice, pedice e decine di altri elementi da porre semmai all'attenzione di un tipografo, non certo dell'estensore.
Al contrario, se ci pensate, se vi spaccate la testa con il ritorno a capo che non ritorna e buttate il vostro tempo a cercare l'allineamento "aureo" con le righe del foglio uso bollo, i casi sono due: o avete sbagliato lavoro o siete "figli" di MS Word. 
A mio giudizio, MS Word ha introdotto un pessimo modello di word processing, deleterio per la concentrazione, devastante per la creatività, ricolmo di "feature" per lo più assolutamente inutili, ubriacando l'utente di funzioni ad ogni nuova versione e proiettandolo in un delirio onanistico di onnipotenza (sul testo) che spesso si rivela soltanto un grandissimo kaos: nell'interfaccia, nell'organizzazione dei menu, nell'impostazione stessa del documento. Un fiasco su tutta la linea che, nell'ossessione maniaco-compulsiva della "new release", in 23 anni è diventato il paradigma del bloatware. Il cancro dell'eccesso di funzioni, o "overfeaturing", ha prodotto come reazione lo "zenware", filosofia dello sviluppo software che punta nella direzione diametralmente opposta. Ma parliamo adesso delle "suite da ufficio" per il mondo della Mela, con recensioni brevi ed un poco sopra le righe.


Apache OpenOffice
E' gratuito anche per uso professionale. E' stabile. Legge e scrive una quantità enorme di formati diversi (Word compreso) e genera file ODF,  il formato OpenDocument accreditato a livello internazionale e standard UNI/ISO 26300. Il formato ODF, inoltre, è uno dei formati per gli allegati documentali ammessi al deposito telematico nel PCT
Writer, il programma di elaborazione testi della suite, è spartano, con pochi fronzoli, estremamente personalizzabile ed ha la correzione e la formattazione automatiche; d'accordo, graficamente non è lezioso e ricercato come Word, ma che diamine, serve a scrivere mica a giocare! Calc, il foglio di calcolo, è più che sufficiente a fare due conti per un precetto, una notula o una stima dei danni con le "tabelle milanesi". Infine, ai futuri utenti di Easylex con il Mac, rammento che OpenOffice è il software d'elezione per la generazione di documenti partendo dai modelli memorizzati. In breve: risparmiate un sacco di soldi, siete compatibili con MS Office e non avete preoccupazioni di licenze "piratate". Cosa volere di più? A mio giudizio, niente. Qui la pagina in italiano.


iWork
La suite per la produttività individuale "made in Cupertino":  semplice, elegante e funzionale, nel più puro stile Apple. Pages, il word processor, è facile e divertente da usare, esteticamente ricercato ed intuitivo, è ben integrato con Pages per iOS e iCluod. Esporta e importa il formato .doc e salva in .pdf, .rtf e .ePub, quest'ultimo compatibile con iBooks ed altri software dedicati ai libri digitali. Numbers, il foglio di calcolo, mantiene le stesse caratteristiche di semplicità e immediatezza che lo separano, positivamente, da Excel. Keynote, il software per creare presentazioni, è anni luce avanti a PowerPoint. Ogni applicativo, inoltre, può essere acquistato singolarmente, ad un prezzo irrisorio, tramite il Mac App Store. Da avere. Qui la pagina ufficiale della suite.


Office per Mac 2011
Se dovete soltanto scrivere atti, lettere e qualche notula, MS Office Mac 2011 a € 249,00 euro ivate a licenza, a mio parere, è un esborso di danaro assai poco giustificato. E' un software che fa volume ed è fuori dal tempo. Fa volume perché oggi le alternative validissime non mancano affatto, a prezzi assai inferiori se non gratuite. E' fuori dal tempo perché, sempre oggi, con la concorrenza che si è formata, è ridicolo chiedere certe somme per una suite da ufficio. E' fuori dal tempo perché, oggi, il mondo informatico è indirizzato verso standard aperti che vedono la diffusione del formato ODF in vari settori (Pubbliche Amministrazioni, scuole, enti, etc.). MS Office, invece, stenta ad aprirsi ad una realtà informatica globale eterogenea e che sta erodendo sempre più l'ambito dei formati chiusi e proprietari. Se proprio ne avete assolutamente bisogno, acquistatelo, ma vi invito ad una riflessione sull'opportunità di semplificarvi la vita, nonché a visitare le pagine web di due programmi quali iA Writer e Writeroom. In definitiva, cosa penso di Mac Office 2011? Che abbia fatto il suo tempo. In ogni caso, qui trovate le pagine web dedicate.


Google Docs
Google Documenti è un software di produttività personale, diretto concorrente del pacchetto Microsoft Office che permette di gestire e salvare documenti di testo e fogli di calcolo nei formati .doc, .odt e .pdf. La peculiarità dell'applicazione è di risiedere sul server Google ed essere lanciata da remoto, non richiedendo l'installazione di alcun software sul computer locale. Diversamente da altri applicativi che lavorano da remoto, nemmeno i dati sono salvati in locale. 

L'utilizzo di Google Docs, vero software as service fornito in the cloud direttamente dai server di BigG a Palo Alto (California, USA) ed altri sparsi nel mondo, pone seri problemi di privacy per i privati e le aziende ed, ancor più, per il professionista legale. In particolare: avete l'autorizzazione del vostro cliente a trasferire i suoi dati personali al di fuori dell'Unione Europea?  Bella domanda, eh?

Giusto per dare la misura del problema appare opportuno richiamare le norme di cui al Codice della Privacy (d.lgs. n. 196/2003).
L'art. 45 del citato Codice, dispone che: "Fuori dei casi di cui agli articoli 43 e 44, il trasferimento anche temporaneo fuori del territorio dello Stato, con qualsiasi forma o mezzo, di dati personali oggetto di trattamento, diretto verso un Paese non appartenente all'Unione europea, è vietato quando l'ordinamento del Paese di destinazione o di transito dei dati non assicura un livello di tutela delle persone adeguato. Sono valutate anche le modalità del trasferimento e dei trattamenti previsti, le relative finalità, la natura dei dati e le misure di sicurezza".
Se il trasferimento di dati oggetto di trattamento, relativi a soggetti quali persone giuridiche, enti o associazioni, e diretti a paesi al di fuori dell'Unione Uuropea non pone particolari problemi in virtù della deroga espressamente prevista all’art. 43, comma 1°, lettera h) del Codice della Privacy, il discorso si fa assai più delicato quando i dati trasferiti riguardano le persone fisiche. Infatti, l’art. 43 del Codice della Privacy consente il trasferimento di dati di persone fisiche (dati di tutti i tipi) in paesi al di fuori dell'UE in una serie di ipotesi (vd. comma 1° lettere b) – g) art. 43), tutte però, caratterizzate dal principio della necessità del trattamento. L'utilizzo di Google Docs, tuttavia, non è certo una necessità. Il trasferimento di dati verso i paesi non UE è consentito quando l'interessato lo autorizza espressamente con il proprio consenso ma, ovviamente, tale consenso non potrà riferirsi ai dati della controparte. 

Quanto precede tratteggia soltanto alcuni dei problemi che il professionista legale può incontrare nell'utilizzo di software forniti as service in the cloud, ovvero di software che consentono la memorizzazione di dati su dispositivi remoti extra UE come DropBox et similia e, sinceramente, non appaiono deporre in senso favorevole al quotidiano utilizzo. In ogni caso, tornerò sull'argomento con un post dedicato ma, in prima facie, mi sento di sconsigliarvi l'utilizzo di Google Docs.

Libre Office
LibreOffice è un software di produttività personale libero e gratuito prodotto da The Document Foundation nato dal fork di OpenOffice. Gode di una buona compatibilità con le altre maggiori suite del settore, prima fra tutte MS Office, ed è disponibile per Windows, Mac OS X e GNU/Linux. Per i sistemi Linux è disponibile anche la versione a 64 bit. Al pari del "papà" OpenOffice, garantisce il pieno supporto al formato OpenDocument (ODF) ed ha qualche funzione in più rispetto ad esso, come i filtri importazione file di Lotus Word Pro e Microsoft Works. L'iniziativa della Document Foundation è lodevole, tuttavia la gran parte degli utenti che ha abbandonato MS Office, usa OpenOffice, così come molti applicativi di terze parti hanno sviluppato ed integrato quest'ultimo piuttosto che il neonato LibreOffice. Personalmente ancora non mi convince del tutto ma, date le premesse, questa suite non può che migliorare. Qui il sito web di riferimento.



IBM Lotus Symphony
Lotus Symphony è un nome che molti veterani dell'informatica sicuramente ricorderanno. Pubblicata per la prima volta come set d'applicazioni sotto DOS nel 1984, è stata rivitalizzata da IBM e ripubblicata nel 2007. Al tempo era un must per gli utenti alle prime armi: il word processor di Symphony era semplice e funzionale rispetto ad altri concorrenti, quali Micropro WordStar 3.3, WordPerfect 4.2, e Microsoft Word 2.0. Oggi la suite Symphony supporta anch'essa il formato OpenDocument (ODF), come i formati di MS Office e Lotus SmartSuite, ed anche i nuovi formati Office Open XML Strict sia quello utilizzato da MS-Office 2007. Esporta in PDF ed in altri 20 formati. È totalmente integrabile nella struttura Lotus come Lotus Notes e altri programmi IBM e dispone già di svariati Plug-In e utilità gratuite. È disponibile per Linux, Windows e MAC OS X. Lotus Symphony è attualmente alla versione 3.0 ed è disponibile gratuitamente, anche nella versione localizzata in italiano. Recentemente (settembre 2011) IBM ha donato i codici sorgenti di Symphony alla Apache Software Foundation; il destino è incerto. Qui le pagine dedicate.


Considerazioni finali
A mio modesto giudizio, in questo momento, la scelta migliore è OpenOffice.
A seguire, iWork.

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MS Office for Mac è un marchio di Microsoft Corporation. iWork è un marchio di Apple Inc. Google Docs è un marchio di Google. Tutti i marchi ed i prodotti citati appartengono ai rispettivi proprietari così come i loghi e le immagini presenti in questo articolo.

4 commenti:

  1. Libre Office è notevolmente più evoluto di OpenOffice, un progetto che ritengo ormai quasi morto.

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  2. Sì e no.
    Libre Office è un "fork" di Oo, ripulito nel codice e reso più snello, ma la sostanza è quella. D'altro canto bisogna considerare che, quanto ad "installato" è Oo a farla da padrone e non Libre. Vedremo come si evolverà la situazione in futuro.

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  3. A mio parere, la velocità di sviluppo dei LO non è paragonabile a quella di Oo: molti sviluppatori hanno abbandonato Oo per il nuovo software. Secondo me chi usa applicazioni "base" come writer o calc e non ha esigenze particolari non ha motivo per non scegliere, sin da subito, il programma con i maggiori margini di miglioramento.

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  4. Concordo sul fatto che LO sia un prodotto assai più fresco e dinamico e ne prevedo un buon sviluppo. Considera, tuttavia, che alcuni gestionali si appoggiano ancora a Oo: da qui il mio giudizio "conservativo". In ogni caso, che sia LO o Oo, entrambi presentano innegabili vantaggi per tutti coloro che, fino ad ieri, erano costretti ad acquistare MS Office.

    (Giacomo "sloggato")

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